I dati emergono da uno studio dell'Health Regulatory Authority (HRA) sull'accesso degli immigrati all'assistenza sanitaria di base (PHC), secondo cui negli ultimi tre anni l'88,8% delle unità ha registrato un aumento della domanda.

Secondo il regolatore, tra gli oltre 844 mila immigrati registrati nel PH nel 2023, solo circa 419 mila (49,7%) avevano un medico di famiglia assegnato, un tasso notevolmente inferiore all'83,5% di tutti gli utenti registrati a livello nazionale.

Secondo lo studio, che esclude dall'analisi situazioni specifiche, come gli accessi dei turisti o quelli coperti da accordi internazionali, le consultazioni mediche per gli utenti immigrati rappresentano il 6,5% del totale delle consultazioni di assistenza primaria e i servizi infermieristici forniti agli immigrati corrispondono al 7,6% del numero totale effettuato nei PHC.

Le consultazioni per i casi di malattia acuta e l'assistenza materno-infantile sono i servizi sanitari più richiesti e sono stati considerati molto frequenti dal 51,9% e dal 49,2% delle unità funzionali di assistenza primaria (UF).

Secondo l'HRA, la maggior parte delle unità ha individuato differenze significative nella domanda tra immigrati in situazione regolare e irregolare, con la registrazione nel PH (82,6%) e l'assegnazione di un medico di famiglia (76,5%) come principali fattori che contribuiscono a queste differenze.

Le UFC hanno anche riferito che i principali ostacoli che gli immigrati incontrano nell'accesso all'assistenza sanitaria sono quelli legati a questioni legali (89,9%), barriere linguistiche (63,8%) e vincoli amministrativi (48,8%).

Nel caso degli immigrati in situazione regolare, hanno evidenziato i vincoli legati alla registrazione nei sistemi informativi (59,2%), seguiti dall'insufficienza o dalla dispersione delle linee guida sul quadro normativo e sulle regole in vigore (52,5%).

Nel caso degli immigrati in situazione irregolare, i principali vincoli individuati dagli operatori sono stati la mancanza di documentazione da parte del cittadino (85,7%) e le difficoltà associate alla registrazione nei sistemi informativi (63,8%).

L'HRA ha giustificato la decisione di concentrare l'analisi sui PHC con la loro importanza per l'accesso a un'assistenza sanitaria più specializzata, ma anche con l'indisponibilità di dati completi e stabilizzati da parte dell'Amministrazione centrale del sistema sanitario (CAHS), che consentirebbero una rappresentazione accurata della domanda di assistenza sanitaria ospedaliera negli ultimi anni.

Alla luce di queste conclusioni, l'HRA sottolinea la raccomandazione già formulata al CAHS, per un effettivo miglioramento della registrazione, dell'elaborazione e del monitoraggio dei dati e delle informazioni su ogni cittadino straniero che accede all'assistenza sanitaria nel Ssn.

L'HRA ha anche presentato una bozza di raccomandazione alle Unità Sanitarie Locali, che sarà aperta alla consultazione pubblica fino al 6 maggio, con l'obiettivo di garantire la corretta registrazione nel Registro Nazionale degli Utenti (NUR) dei cittadini stranieri e, di conseguenza, il rispetto del loro diritto di accesso all'assistenza sanitaria.

Tra il 2018 e il 2020, l'HRA ha avviato e concluso 10 indagini relative alle difficoltà di accesso all'assistenza sanitaria da parte degli immigrati.

Il regolatore ha inoltre assicurato che continuerà a monitorare l'accesso all'assistenza sanitaria da parte dei cittadini stranieri nel Ssn, considerando l'impatto delle modifiche legislative previste per il 2025.

Secondo i dati inviati dal CAHS all'HRA, al 31 dicembre 2023 gli utenti registrati al NNU di nazionalità straniera erano 1.785.490, con un aumento di circa il 19% rispetto al 2022, una tendenza che si registra dal 2020.